I percorsi di allenamento di un runner sono tatuati nella memoria. 
Li conosce nei dettagli, il punto dove la strada dopo un tratto in salita ti concede un po' di piano, la fontanella dove d'estate trovi da bere, l'attraversamento pedonale dove devi fare più attenzione, il bar da dove i ciclisti pensionati escono senza guardare chi arriva... 
Conosce ogni metro, anche se non è segnato con la vernice, sa dove cadono i chilometri, sa dove conviene fare le ripetute, ama i giri di boa, quei punti dove inverti la rotta e torni verso casa... 
Conosce le stagioni: il silenzio di una corsa nella neve, le gimkane tra passanti i sabati pomeriggio d'estate, il profumo e il colore della fioritura primaverile, il cambio d'umore del cielo quando è autunno. 

Come avviene nei branchi, anche i runners che corrono in gruppo hanno delle regole non verbali di posizionamento. 
Davanti stanno il leader (quello che conosce la strada e che garantisce al branco di tornare), il campione (quello che va più veloce di tutti e accetta di stare affiancato al leader solo perché si affida a lui per il percorso), il furbetto (quello con più esperienza e che sa che stando davanti può rallentare quel cincinin il branco da poter sopravvivere. 
In mezzo stanno i veri corridori, lo fanno perché non devono dimostrare niente a nessuno, perché hanno fiato da vendere e possono parlare, perché dal centro del branco controlli meglio ciò che accade intorno, e non ultimo perché quelli davanti ti aprono l'aria. 
In coda ci sono i timorosi (quelli che hanno paura di non farcela a tenere il ritmo e si autorallentano), i distratti (quelli che chiacchierano tra loro e, quasi per caso, ci corrono sopra), i Tesei (che sono una versione speciale dei timorosi, prendono il nome dall'eroe greco che sconfisse il Minotauro, corrono come se avessero un filo d'Arianna in mano che li congiunge con la macchina al parcheggio)

fonte X_RUN