Dal punto di vista meccanico, nella marcia, ad ogni passo la gamba in spinta sposta in alto il centro di gravità del corpo (situato più o meno a livello della parte bassa dell'addome); successivamente il soggetto, finita la spinta, si lascia cadere (il centro di gravità scende) ed è l'altra gamba che frena la caduta e successivamente passa, a sua volta, alla fase di spinta. Il centro di gravità segue quindi una parabola: branca ascendente della parabola durante la spinta, branca discendente durante la caduta. Dal punto di vista energetico, nella marcia si ha: nella fase di spinta accumulo di energia potenziale (spostamento del centro di gravità verso l'alto) con riduzione dell'energia cinetica (la velocità è nulla all'apice della parabola ascendente), perdita di energia potenziale e sua trasformazione in energia cinetica nella fase di caduta. Pertanto, in condizioni ideali, la somma di energia cinetica e potenziale è nulla. Nella marcia, a differenza della corsa, si ha sempre un piede che appoggia sul terreno. Un buon modello meccanico della marcia è quello di un uovo che rotola lungo il suo asse maggiore. Se non vi fossero resistenze al moto, l'uovo, una volta messo in moto, continuerebbe a rotolare all'infinito. In realtà, la somma di queste di due forme di energia non è costante ma diminuisce; l'azione dei muscoli compensa la perdita di energia e mantiene il movimento "pendolare" della marcia.  Nella marcia la resistenza dell'aria all'avanzamento è trascurabile, essendo la velocità relativamente bassa.  Il costo energetico della marcia è incredibilmente basso, 1 kcal/kg per km percorso. Il basso costo energetico rende ragione della perfezione del disegno funzionale e della naturalità del gesto. Fornisce però anche un altro messaggio: la marcia non è, a rigore di logica, un mezzo ideale per dimagrire . Tuttavia, non bisogna fraintendere questa conclusione.  Infatti, dal punto di vista medico, la marcia rappresenta l'attività fisica di elezione; è consigliabile ai sedentari che iniziano l'attività fisica, a chi ha avuto qualche problema di cuore e necessita di un condizionamento fisico, a tutti coloro che desiderano inserire nelle proprie abitudine una buona mezz'ora di attività fisica. Il vantaggio che deriva sul piano della salute è ben maggiore dell'apparente svantaggio legato al fatto che la marcia non è da considerare un vero e proprio mezzo dimagrante. In effetti, proprio per il fatto che la marcia ha un costo energetico unitario basso, è possibile praticarla per lungo tempo: alla fine il dispendio energetico è rilevante. 

La marcia, a parità di costo energetico rispetto alla corsa, comporta l'erogazione di una maggior potenza, il che significa maggior impegno cardiovascolare. Per questo motivo la corsa è un esercizio più allenante della marcia, è più faticoso e porta più rapidamente ad esaurimento.  La pratica della corsa si è ampiamente diffusa e questo sicuramente migliora, globalmente parlando, il livello medio di efficienza del sistema cardiovascolare.  La corsa leggera viene anche definita jogging; per chi comincia, la velocità ideale non deve comportare eccessivo impegno, condizione che si caratterizza bene in quanto si deve essere in grado di conversare con un compagno.  Il problema della corsa, inesistente nella marcia, è quello del sovraccarico su specifici punti di inserzione muscolare o di appoggio. I disturbi da sovraccarico si sviluppano nel tempo, possono manifestare un'acuzia tale da impedire il movimento. Tuttavia, il caso più frequente è il danno che si verifica nel corso degli anni in seguito ad una biomeccanica molto ripetitiva.  Con gli anni, quasi tutti i corridori accusano acciacchi da sovraccarico di gravità variabile. Si raccomanda la pratica dello stretching prima e dopo l'allenamento, l'adozione di una scarpa adatta , la correzione degli errori di appoggio e soprattutto una ragionevole politica " del tenersi da conto".  Livelli più impegnativi di corsa, come la partecipazione a maratone, richiedono una saggia programmazione effettuata da mani esperte. La programmazione viene suggerita da un medico sportivo che è anche in grado di effettuare una valutazione funzionale con particolare attenzione alla funzionalità cardiovascolare. 

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